Notizie Notizie Mondo Mercati cauti, tra speranze commerciali e i timidi segnali di ripresa della manifattura Ue  

Mercati cauti, tra speranze commerciali e i timidi segnali di ripresa della manifattura Ue  

22 Novembre 2019 10:37

 

Dopo un tentativo di accelerazione grazie ai dati in arrivo dall’eurozona, con la timida ripresa dell’attività manifatturiera in Germania e Francia, i i mercati europei tornano sui loro passi e lasciano il posto alla parola cautela. Stesso ritmo per l’indice Ca40 che segna un +0,15% e per quello tedesco Dax che sale dello 0,12 per cento. Sulla stessa lunghezza d’onda i movimenti di Piazza Affari, con l’indice Ftse Mib che mostra un +0,14% a 23.313 punti. Nel Vecchio continente la migliore è la piazza finanziaria di Londra, con il Ftse 100 che guaddagna circa l’1% per cento.

La questione commerciale nella testa degli operatori

Il mercato continua a monitorare la questione commerciale tra Stati Uniti e Cina, e in particolare guarda alla possibilità che le due potenze mondiali riescano a raggiungere un compromesso commerciale entro la fine dell’anno. Il presidente cinese Xi Jinping ha detto che vuole firmare la “fase uno” di un accordo, ma non esiterebbe ritorsioni se necessario. Il Wall Street Journal ha riportato intanto che il vicepremier cinese Lui He ha invitato il rappresentante al Commercio Usa Robert Lighthizer e il segretario al Tesoro Usa Steven Mnuchin a Pechino, chiedendo ulteriori negoziati. I funzionari Usa si sarebbero dimostrati disponibili all’incontro, anche se non sarebbe stata fissata alcuna data.
“I commenti di stamattina del presidente cinese Xi suggeriscono che c’è ancora molta strada da fare prima di ottenere indicazioni sulla possibile tempistica di un accordo di fase uno”, afferma Michael Hewson, chief market analyst di Cmc Markets UK, sottolineando inoltre che gli investitori devono considerare che, anche se viene concordato un accordo di fase uno, deve essere approvato dal legislatore di entrambi i Paesi.

La sfera macro: dal Pil tedesco ai Pmi servizi e manifattura delle big Ue

E’ un’ultima seduta della settimana che vede diversi dati di rilievo. A cominciare dal Pil tedesco del terzo trimestre che nella lettura finale ha effettivamente evitato una recessione tecnica per un soffio. I consumi e il settore delle costruzioni hanno salvato l’economia da una recessione tecnica nel terzo trimestre 2019. Lo scrive Carsten Brzeski, chief economist di Ing per la Germania. Nella lettura finale è stato confermato un rialzo dello 0,1%, in linea con la stima preliminare diffusa lo scorso 14 novembre. “La seconda stima della crescita del Pil nel terzo trimestre ha confermato che l’economia tedesca ha effettivamente evitato una recessione tecnica per un soffio”, sottolinea l’economista, secondo il quale anche se la Germania ha scampato una recessione tecnica “ci sono pochi segnali di un rimbalzo imminente per il settore industriale”.

Sotto i riflettori anche gli aggiornamenti mensili sull’attività manifatturiera e dei servizi delle principali economie della zona euro. L’attività manifatturiera e quella del comparto servizi dell’eurozona si muovono a due velocità a novembre. Secondo i dati preliminari diffusi da Ihs Markit, l’indice Pmi manifatturiero è migliorato a 46,6 punti dai 45,9 punti di ottobre (valore massimo in 3 mesi), mentre quello servizi è scivolato a 51,5 da 52,2 punti. Il mercato si attendeva un Pmi servizi a 52,4 punti e un Pmi manifatturiero di 46,4 punti.

“Sono ben accolti i timidi segnali di ripresa nei paesi chiave come Francia e Germania, così come il rallentamento del declino manifatturiero. Purtroppo, emergono nuove preoccupazioni su come il resto della regione sia scivolata in contrazione per la prima volta dal 2013”, dichiara Chris Williamson, chief business economist di Ihs Markit, sottolineando che “le imprese restano intimorite dalla guerra commerciale, da Brexit e dal generale rallentamento della domanda. La maggiore incertezza sul futuro economico e politico spinge quindi le aziende ad avere una maggiore avversione al rischio”.

I mercati appesi alla speranza di un accordo

“Mancano poco più di 20 giorni di contrattazioni alla fine del 2019, un anno sinora favorevole per i mercati. Recentemente diversi indici azionari internazionali hanno raggiunto nuovi massimi, grazie all’aumento della propensione al rischio. Alla luce dei segnali di distensione nel conflitto commerciale sino-americano, anche le speranze di una ripresa ciclica hanno sostenuto il rialzo delle quotazioni azionarie”, commenta Stefan Scheurer, director global capital markets & thematic research di Allianz Global Investors, secondo il quale però “la speranza da sola non basta”.
E l’esperto spiega perché. “Ad oggi, l’accelerazione ciclica non è confermata dai dati economici complessivi – sottolinea Scheurer -. La Germania ha evitato una recessione nel terzo trimestre e la solidità del mercato del lavoro USA continua a favorire i consumi delle famiglie, ma in ottobre la produzione industriale statunitense ha deluso le attese. Le esportazioni giapponesi hanno registrato una flessione anno su anno per l’undicesimo mese e i dati modesti sull’attività cinese hanno temporaneamente frenato la produzione industriale, ai minimi dal 1998”. Secondo l’esperto di Allianz, il recente aumento della propensione al rischio sembra ascrivibile in larga parte alle speranze di una prossima risoluzione del conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina e di un miglioramento, o almeno di una stabilizzazione, del contesto economico nelle prossime settimane, che metterebbe al riparo il settore dei servizi dalla decelerazione. Certo, avverte, se tali speranze verranno deluse, aumenterà il rischio di una battuta d’arresto.